La Figlia di Iorio
Tragedia pastorale in Tre Atti
di Gabriele D’Annunzio
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 29 marzo 1906
PERSONAGGI
Lazaro di Roio baritono
Candia della Leonessa contralto
Aligi tenore
Ornella soprano
Splendore mezzo-soprano
Favetta mezzo-soprano
Vienda mima
Mila di Codra soprano
Un Mietitore basso
Il Crocifero basso
Iona di Midia basso
Femo di Nerfa mimo
Ienne dell’Eta mimo
Personaggi storici
Il Coro delle Parenti, Il Coro dei Mietitori,
Il Coro dei Pellegrini, Il Coro delle Offerenti,
Il Coro delle Lamentatrici, La Turba
LIBRETTO
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Milano, G. Ricordi & C., 1906
Le illustrazioni del libretto, dello spartito e del manifesto
sono di Adolfo de Carolis
STRUTTURA
ATTO I
Si vedrà una stanza di terreno in una casa rustica. La porta grande sarà aperta su l’aia assolata; e vi sarà tesa una banda di lana scarlatta per traverso, a impedimento del passo, e alla banda saranno poggiati un bidente e una canocchia; e presso un degli stipiti penderà una croce di cera, contro i malefizii. Un uscio chiuso, con l’architrave adornato di mortella, sarà nella parete a man dritta; e lungh’essa la parete saranno tre arche di legname. A manca, nella grossezza del muro, sarà un camino con la sua cappa molto prominente; e, poco più in là, un usciolo; e, quivi presso, un telaio. E vi saranno nella stanza varii utensili e suppellettili, ai loro luoghi, come stipi, scancìe, trespoli, aspi, fusi, matasse di canapa e di lana appese a una cordella tirata fra due chiodi, mortai, boccali, scodelle, alberelli e fiasche fatti di zucche votate e secche. E vi sarà una madia vecchissima che porterà scolpita l’imagine di Nostra Donna; e vi sarà l’orcio dell’acqua, e il desco. Al soffitto sarà sospesa con funi una lunga tavola carica di quattro o cinque braccia, faranno lume ai lati della porta grande; e ciascuna avrà la sua spiga di meliga rossa, contro i malefizii.
ATTO II
Si vedrà una caverna montana, in parte rivestita di assi, di stipa, di paglia, largamente aperta verso un sentiere petroso. Si discopriranno per l’ampia bocca i pascoli verdi, i gioghi nevati, le nuvole erranti. Vi saranno giacigli di pelli pecorine, deschetti di rozzo legname, bisacce, otri vuoti e pieni, un panconcello per lavorar di tornio e d’intaglio, con suvvi l’asce, il pialletto lunato, il coltello a petto, la lima, il tagliolo, altri strumenti, e da presso le cose lavorate: canocchie, fusa, mestole, cucchiai, mortai, pestelli, cennamelle, sufoli, candellieri; un ceppo di noce che in basso apparirà ancora informe nella sua corteccia e in alto porterà di tutto tondo la figura di un Angelo appena digrossata fino alla cintola dallo scalpello ma già con le ali quasi rifinite. Una lampanetta di olio d’oliva arderà dinanzi all’immagine di Nostra Donna, in una incavatura della rupe come in una nicchia. Una cornamusa penderà quivi accanto; e più sotto, santificata dalla presenza di Colei che è Salus infirmorum, una tenue polla d’acqua sgorgherà dal sasso raccogliendosi in una conca naturale scavata dalla stilla perenne. A mano a mano la profondità della caverna si andrà oscurando, nel declinare del giorno, dopo poco l’equinozio autunnale.
ATTO III
Si vedrà un’aia grande; e al fondo una quercia venerabile per vecchiezza; e, dietro il tronco, la campagna limitata dai monti, solcata dalla fiumana. Se vedrà a manco la casa di Lazaro, la porta aperta, il portico ingombro di strumenti rurali; a dritta, il fienile, il frantoio, il pagliaio.