Associazione per il musicista Alberto Franchetti

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La prima

La grande serata di Asrael

articolo di Pio Benizzi apparso sul periodico bolognese “Interessi Locali” del 20 febbraio 1888

Cronaca della prima rappresentazione di Asrael, avvenuta presso il Teatro Municipale di Reggio Emilia il giorno 11 febbraio 1888 • l’articolo apparso sul portale Eventi a casa tua del Comune di Reggio Emilia (2020)

Archivio della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia

Prima dello spettacolo.

La città offre un’aspetto eccezionalmente animato. Tutti i treni in arrivo sono carichi di firestieri che vengono ad assistere alla prima rappresentazione dell’Asrael che tutto concorre ad assicurare come sia per fare epoca nei fasti della lirica musicale italiana.
Dinanzi al nuovo elegantissimo Hotel Centrale stazionano gruppi di forestieri, di giornalisti e di artisti.
Alle 4 del pomeriggio la gente comincia già ad affollarsi alle porte del teatro, e cresce, cresce sempre, e fa coda.
Il camerino del teatro è letteralmente assediato da persone che cercano posti, posti e posti pur che siano, da pagarsi a qualunque prezzo; ma a tutti si deve rispondere lo stesso ritornello – esaurito tutto, tutto esaurito.
Si ricorre al signor Azzali, segretario generale del barone Raimondo Franchetti, che con quella cortesia che così squisitamente lo distingue, deve, sebbene con evidente dispiacenza, ripetere a tutti la stessa sacramentale formula – esaurito tutto, tutto esaurito; si giunge perfino a fare richiesta personale allo stesso comm. Franchetti; ma sempre infruttuosamente, giacché non è possibile che ripetere l’identico ritornello. E questa caccia insistente, spietata ad un biglietto d’ingresso non lascia adito che ad un po’ di bagarinaggio, ridotto a proporzioni affatto insignificanti per le disposizioni al riguardo prese ed energicamente sorvegliate dall’intero personale dell’amministrazione Franchetti.
Le vie sono invase da un centinaio di ragazzi che urlano l’Asrael, vendendo i libretti dell’opera. Il titolo dell’opera è stampato a grandi caratteri su tutti i muri. Da Nazzari, il noto confetturiere, sono in vendite eleganti bomboniere Asrael a libro. E’ un’esaltazione, un delirio. Per le vie non si sente parlar d’altro che dell’Asrael, e reggiani e forestieri non sono divisi più che in due categorie: quelli che potranno andare all’Asrael e quelli che non potranno andarvi.

Il biglietto d’ingresso.
Caratteristico è il biglietto d’ingresso che è rappresentato da una semplice carta da visita, circondata da strisce nere a lutto – il barone Raimondo Franchetti è in lutto per la morte del padre – sulla quale in bell’inglese sono litografate le parole: Biglietto d’ingresso per la prima dell’Asrael.

L’aspetto del Teatro.
L’aspetto del Teatro, poco prima delle 8, è meraviglioso, imponente, splendidissimo, quale non può essersi mai visto.
Un solo palco vuoto per causa di lutto; in tutti gli altri si annida un numero di spettatori affatto eccezionale – In un palco si vedono fare capolino fino undici teste.
I giornali italiani sono largamente rappresentati – il Pungolo da Leone Fortis; il Mondo Artistico da Fano; la Gazzetta del Popolo da D’Ormeville; la Perseveranza dal Nappi; ilDiritto di Roma dal Tedesco; il Resto del Carlino dall’avv. Biagi; la Piemontese dal Ferrettini; la Gazzetta di Mantova da Luzio; hanno pure loro rappresentanti il Tempo, laGazzetta di Venezia l’Adriatico, la Gazzetta di Treviso, l’Araldo di Como ed altri, ed altri ancora.
Fra i rappresentanti dei giornali esteri sono indicati quelli del Times, della Koelnische Zeitung, del Frankfurter Zeitung, del Berliner Tageblatt, della Neue Frei Presse, ed il Tremant del Figaro.
Il marchese d’Arcais dell’Opinione erasi fatto scusare per la malattia dalla quale era colpita la sua Signora.
Si notano ancora Ricordi, Himeng, Edel, Ugo Pesci ed altre notabilità delle quali ci sfugge il nome.
Uno sguardo ai palchi in cui si ammirano toilettes splendidissime.
La fine fleure dell’aristocrazia e della bellezza della città di Lepido era au grand complet. Ne sono splendido ornamento la contessa Rocca Saporiti, la contessa Rangoni, la marchesa Malaspina, la contessa Leocadia Venturi Palazzi, la contessa Vergnani, la marchesa Taccoli, la contessa Liberati, la contessa Vezzani, la contessa Riva Trivelli, la contessa Montecuccoli, la contessa Camerini, le signorine Spadoni, Bagnoli, Bongiovanni, Monzani, le contessine Fossa, le signorine Sidoli, Giovannini, ed altre ed altre.
Poi si distinguevano molte altre Signore venute da Modena, Bologna e Parma, ed i stessi posti d’orchestra erano graziosamente abbelliti da belle ed elegantissime Signore e Signorine, indigene ed estere.
Meritano un ricordo speciale la signora Bendazzi-Secchi colla figlia in un palco di primo ordine.
La signora Bendazzi-Secchi fu quella che fece l’inaugurazione di questo bellissimo e comodo teatro nel 1857 col Simon Boccanegra avendo a compagni Mongini e Giraldoni: la figlia Ernestina ne continua ora qui brillantemente nella Carmen le tradizioni artistiche col marito signor Garulli.
Quasi al di sopra in seconda fila un’altra figura raffaellesca, dal profilo di caméo e dalle chiome corvine, in elegante e succinta toilette bleu ciel con una stupenda broche in perle e brillanti, mal tradiva la sua continua e profonda emozione ed era oggetto della generale attenzione: la signorina Margherita Levi, che in breve sarà la baronessa Franchetti.
E come non ricordare la baronessa Rothscild-Franchetti, madre al giovane barone Alberto che commosso fino alle lagrime assisteva al trionfo del figliuol suo dal palco di proscenio a destra, a questa eletta donna, anima di artista che non poteva, nè sapeva altra gioia maggiore augurarsi del premio che era per toccare in questa memore serata al dilettissimo suo?

L’opera.
Alle ore 8 precise il maestro Alberto Franchetti sale allo scanno di direttore salutato da un generale, immenso, prolungato applauso.
Poi si fa un silenzio profondo, solenne, che fotografa fedelmente l’importanza del grande avvenimento che sta per compiersi.

Il preludio.
S’incomincia.
Il preludio, di un’accurata e squisita fattura, di un effetto bellissimo, accenna ai due temi principali dell’opera, l’uno infernale reso stupendamente con uno stridente – veramente infernale – per parte delle trombe; etereo l’altro che richiama la scena del paradiso.
Alla fine del preludio scoppia un applauso generale che naturalmente a sua volta preludia agli altri moltissimi, assordanti che acclameranno alla nuova gloria dell’arte lirica.

Atto primo.

La ridda infernale – ballabile – colla quale incomincia l’opera, è assai caratteristica, di un effetto irresistibile, ed offre un brano sinfonico pregevolissimo, con bizzarri effetti di sonorità, svegliando un immenso entusiasmo nel pubblico che fragorosamente acclama l’autore.
La sortita di Asrael fu accolta molto freddamente. Il tenore Mierwinsky fu trovato subito a disagio in questa parte importantissima ed al medesimo si deve se buona parte della musica franchettiana non potè essere come lo doveva, completamente gustata.
Pur tuttavia la romanza di sortita dell’Asrael fu reputata bellissima specie nell’andante che accompagna le parole

Ah! un solo istante d’ebbrezza! Un bacio
Solo! un istante di volontà
Alla fine della romanza appariscono i demoni, ed una scala armonizzata discendente tronca con felice idea la passione del canto di Asrael.
La grande scena dell’inferno, che segue, fu giudicata imponente, efficacissima. Tutto è movimento, tromboni prepotenti precedono leggerissimi impasti degli istrumentini, colpi di tamtam imprimono il terrore, scale cromatiche in tutti i sensi ed in tutte le posizioni, strani suoni di trombe col sordino imitano il riso satanico dei demoni, profondissime note del controfagotto accennano alle cavernose oscurità dell’abisso. La tregenda infuria, la infernale congrega si agita instabile e solo all’apparire di Lucifero tutti si inchinano ed in un imponente grandioso acclamano alla sua gloria.
L’ingresso di Lucifero è annunziato da un largo maestoso degli ottoni e dei strumenti a percussione.
Segue il coro caratteristico, stupendo della tregenda dei demoni e la frase scoperta

Son quaggiù
Insistenti, unanimi, entusiastici scrosciano gli applausi.
Rientra Asrael. Drammatico il suo recitativo

Sulla terra andare chieggo per un anno..

Bellissimo pure il recitativo di Lucifero nel quale i secondi violini come un gemito accompagnano le parole

Con te non scende nel lutto eterno
Qualche colomba rapita al ciel.

ed intensissima l’aria del tenore

Il cor palpita e trema
In questa ora suprema

alla quale man mano si uniscono i cori, dopo che la frase espressiva della fine viene ripresa dai violini e ripetuta dalle trombe.
La nebulosa intanto inonda tutta la scena; e la musica con squisito magistero e con effetto ingegnosissimo si modifica, si trasforma finché squillano le trombe angeliche, e le arpi preludiano ad una melodia celeste.
Svanendo i vapori appare l’empireo e i cori celesti intuonano l’Ave Maria che tiene della musica ecclesiastica antica. E’ questo un coro a dodici parti reali con invidiabile spontaneità ed eccezionale abilità intrecciate, e che termina con una progressione efficacissima.
L’effetto di questo coro è di una imponenza e di una efficacia indescrivibile. Fu egregiamente eseguito per quanto la esecuzione presentasse grandi difficoltà.
Nefta canta sulla scala d’oro dolcissima melodia ripetuta dai cori, poi discende mentre le arpe arpeggiano e canta una splendida musica mentre l’oboe sotto accenna alle melodie che poi ella dopo eseguirà.
Alle parole di Nefta che prega il perdono ad Asrael risponde un quartettino interno accompagnato dall’organo che è una vera trovata per effetto ineffabile.
Il finale dell’atto è riuscitissimo; le parole di Nefta

o fratelli lontano lontano

sono accompagnate da un arpeggio dolcissimo ed i cori celestiali con bellissima disposizioni di parti inneggiano a Maria.
Durante l’atto il Franchetti insistentemente applaudito dovette alzarsi poi, otto volte a ringraziare, e calata la tela è obbligato a presentarsi per cinque volte alla ribalta chiamatovi da un applauso assordante, da una frenetica ovazione.

Atto secondo.

Carattere affatto opposto presenta la scena del secondo atto. Una frase freschissima beethoveniana e di carattere pastorale proposta dai corni e ripresa dai legni descrive l’ambiente idilliaco. Dopo l’aria di Asrael che si sveglia dal sonno segue un coro spigliato e brioso di contadini di lavoro finissimo.
Il racconto dei cori è interessante nella sua semplicità.
Alcune battute di un ritmo di danza zingaresca annunziano l’entrata di Loretta che canta la ballata

Se è ver che amor di dardi

ed i cori ripetono il ritornello

è bella Lidoria.

La grande marcia che accompagna lo sfilare della Corte di Brabante di una fattura squisita e di un grande effetto è accolta da applausi vivissimi.
L’effetto scenico più che splendido è abbagliante.
L’entusiasmo raggiunge proporzioni colossali.
Dopo l’aria d’Asrael

O cerchietto piccino e sottil

cantato bene dal Mierwinsky segue il combattimento, poi l’uscita delle suore con a capo suor Clotilde.
Il grande finale dell’atto è salutato da ovazioni immense, frenetiche. La frase appassionata della Damerini solleva una profonda commozione in tutti. Il pubblico in piedi acclama alla sua stupenda voce e al suo accento.
L’Asrael ha già conquistato tutti. L’esecuzione orchestrale è ottima, i cori assai bene.
Franchetti insieme con gli artisti viene chiamato innumerevoli volte all’onor del proscenio. Scoppia un’ovazione trionfale, interminabile.

Atto terzo.

Il carattere del terzo atto è eminentemente drammatico.
Comincia con una ballata pei cori di forma originale, la quale è seguita da un pezzo sinfonico descrittivo e da un notturno per parte dell’orchestra.

La romanza di Loretta

Scesa è la notte ed ei non torna ancora

è di una bellissima ispirazione melodica, e risponde potentemente nelle diverse sue parti alle passioni dalle quali è agitata l’anima di Loretta.
Il duetto d’amore fra Asrael e Loretta cominciato con un preludio d’arpa è di bellissima ispirazione.
La frase:

Quando lo sguardo mio
Nel volto tuo si bea…

è stupenda. Il crescendo è irresistibile.
Pone fine all’atto la descrizione della tempesta e della lotta fra i demoni e gli angeli, che è spettacolosa e di un grande effetto teatrale.
Immense ovazioni ed otto chiamate al proscenio del Franchetti che vi si è presentato e solo e colla Novelli.

Atto quarto.

Con un preludio di fattura squisita – uno dei pezzi più importanti dell’opera – ha principio il quarto atto. Il preludio, di un carattere religioso elevatissimo, fu bissato.
Il duetto fra Asrael e Nefta nel quale si risentono le melodie dell’amore sensuale, sebbene il tenore fosse assolutamente insufficiente, pure altamente impressionò per la sua immensa bellezza drammatica. Stupenda la melodia

Ah! se è ver che un diletto;

applauditissima la Nefta nella frase:

inginocchiati e prega.

Il finale che riprende il motivo del primo atto, il motivo dell’amore, il quale sovraneggia assoluto, imponente, grandioso è di un tale effetto da avere pochi riscontri.
Ovazioni immense, deliranti, salutano l’eroe della serata, che, modesto nel suo splendido trionfo per 10 volte e cogli artisti e da solo si presenta alla ribalta ringraziando commosso il pubblico che col suo verdetto ha già scritto il nome del giovane compositore, del maestro Alberto Franchetti, accanto a quello delle tre glorie musicali dei nostri tempi: Verdi, Boito, Ponchielli.

Bilancio della Serata.
Il Bilancio della prima serata dell’Asrael si riassume gloriosamente in due semplici cifre; 38 chiamate, e 3 pezzi bissati collo splendido contorno di ovazioni immense, deliranti, interminabili.

Onori ed affetti

L’orchestra al barone Alberto Franchetti.
L’orchestra ha fatto dono nella sera del giorno otto volgente di un album al barone Alberto Franchetti. E’ un elegantissimo presente ricoperto in peluche con borchie d’argento ossidato ai quattro lati e con la cifra in mezzo sormontata dalla corona baronale pure in argento ossidato. Entro vi sono tre fogli dipinti con gusto squisito dal valentissimo e noto artista Gatti Angelo, figlio di un professore dell’orchestra.
Nel primo vi è la dedica in carattere gotico con alcune allegorie e con un brano melodico dell’Asrael riportato.
Nel secondo vi sono dipinte con cura le varie specie degli istrumenti ad arco in artistica disposizione; da un lato sono raccolte le firme di tutti i professori di questa parte d’orchestra. Nell’ultimo foglio, che è riuscitissimo, sono riuniti in pittura finissima gli istrumenti a fiato: e qui pure si trovano le firme degli altri professori d’orchestra.
Quando fu presentato questo album fra l’entusiasmo generale, il barone Franchetti mostrò di gradirlo immensamente e rivolse all’orchestra parole di ringraziamento tanto per il dono fatto, quanto per la intelligente ed assidua attenzione e per l’amore posto nelle prove della sua opera.

La dama al suo Cavaliere.
Alla metà del primo atto, quando le acclamazioni salivano alle stelle dopo quel meraviglioso quadro infernale, si vide un servitore portare al maestro autore e direttore su una guantiera un modesto mazzolino, un pensiero con pochi mughetti. Era l’omaggio della gentile che sarà presto compagna indivisibile della sua esistenza, e Franchetti se lo mise come decorazione all’occhiello dell’abito, e lo tenne tutta la sera, mentre il pubblico senza discussione anzi con un entusiasmo unanime, gli decretava la duratura e tanto meritata corona d’ artista.

Omaggio di ammiratori.
Dopo il secondo atto della prima rappresentazione venne presentato al Franchetti un album elegantissimo, finamente disegnato e colorito dal valente pittore Manicardi e con una bella iscrizione dettata dal gentile poeta reggiano il prof. Campanini.

Padre e figlio.
Alla fine dell’opera, dopo che al giovane Maestro erano state presentate diverse ricchissime corone ed una pergamena finamente miniata, a ricordo della memorabile serata, si è voluto alla ribalta infinite anche il padre del maestro, il barone Raimondo, che al colmo della gioia e estremamente commosso ha baciato il figlio, suscitando un’ovazione indescrivibile dal pubblico che, in piedi, delirante, non si stancava di applaudire e di acclamare il nobile trionfatore della grande serata.

I collaboratori del Franchetti.
Il primo efficacissimo collaboratore, il Franchetti compositore lo ha felicemente avuto nel Franchetti direttore di orchestra, che non lasciando quasi trasparire l’emozione enorme, dalla quale necessariamente era dominato, ha avuto la calma, il colpo d’occhio, l’elasticità ed il coraggio mirabile di affrontare così indissolubilmente congiunto col compositore, il pubblico.
Gli altri collaboratori hanno tutti ben meritato.
Il Ferdinando Fontana Poeta, l’egregio cav. Fontana scenografo, uno dei migliori, se non il primo artista in scenografia; il bravissimo Edel pei suoi figurini semplicemente stupendi; il Nepoti che ha così valentemente istruiti i cori, meritano tutti un ricordo ed un encomio speciale.
Fra gli artisti – La signora Damerini si è disimpegnata con molta lode nella sua parte di una eccezionale importanza e di grandi difficoltà, e gli applausi alla medesima tributati ebbero l’espressione del vero merito.
La signorina Novelli si mostrò costantemente all’altezza dello straordinario successo che ottenne immediatamente al suo apparire sulla scena, ed alle prime note che ebbe, ad emettere.
La Rovelli fu una Loretta insuperabile.
Bene il basso Contini tanto nella parte di Lucifero, che in quella del Re di Brabante, e tanto nel canto quanto per la voce e l’arte.
L’unico che fosse a disagio fu il Mierzwinsky nella parte di Asrael.
Ciò abbiamo già superiormente, e colla nostra franchezza, notato.

Il Verdetto.
Il verdetto è stato solenne, imponente, entusiastico, a voti unanimi espresso, ed è riuscito tale attestazione gloriosa di merito da renderne, e giustamente, non solo onorato il giovane Maestro Franchetti, ma qualunque altro Maestro anche provetto e non nuovo ai splendidi trionfi dell’arte.
L’Asrael ha indubbiamente assicurato all’Autore suo un posto distinto fra i più eletti cultori della lirica musicale; e questo posto distinto – teniamo ad affermarlo altamente – non venne dal barone Franchetti conquistato coi milioni, dei quali è fortunato, ed ancora invidiato, possessore, ma a forza di costanza, mai intiepidita, nello studio e nel lavoro.
Sgraziatamente non sono molti coloro che avendo sortito natali cospicui col corredo di cospicuo censo si dedicano con tanto amore, e tanta tenacità, alla cultura delle scienze e delle arti, ed è perciò che il trionfo decretato nella sera dell’11 febbraio 1888 al giovane barone Alberto Franchetti è degno ancora di nota particolare, perché esorbita affatto dalla cerchia di ciò, che costituisce ormai una consuetudine, l’educazione anzi del Paese – Almeno l’esempio nobilissimo del Franchetti trovasse numerosi, e come Lui, valenti imitatori!

Voto ed Imene.
Sorse trionfalmente splendida e lusinghiera l’aurora della vita artistica del maestro Alberto Franchetti.
Ma l’arte è egoista, e non si acqueta delle promesse, per quanto rigogliose, dell’aurora, mi esige per se la giornata intera dei propri cultori, ed una giornata singolarmente e trionfalmente operosa.
Il barone Franchetti ha fibra, ingegno, genio e studio per non defraudare le esigenti speranze dell’arte, ed al barone Franchetti sorride procacissimo l’avvenire di artista.
E come potrebbe non sorridere ad Alberto Franchetti questo procace avvenire di artista, quando all’avvenire stesso è per presiedere, fata graziosissima, musa ispiratrice, la nobile signorina Margherita Levi che coi rosei nodi d’Imene sta per immedesimare la propria alla esistenza sua?
Non aduliamo, ma scriviamo per vero dire, perché ci suggerisce radicata, profonda convinzione.
L’aristocrazia, dei natali, del censo, della virtù, del genio, si fusero mai in connubio più felice ed omogeneo quale ci offre la graziosissima e nobile coppia Margherita Levi ed Alberto Franchetti?… Non lo crediamo.


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