Il Palazzo Franchetti in via Emilia S. Stefano a Reggio Emilia
Il Palazzo Franchetti di Reggio Emilia venne acquistato da Raimondo Franchetti sr. nel 1885. L’ingresso principale del Palazzo dà sulla via Emilia di fronte alla chiesa di S. Stefano, con ingresso secondario da via Raimondo Franchetti.
Palazzo di quattro piani, cinquantanove vani, vasto parco che includeva le Scuderie, la Cavallerizza (l’attuale palestra di Monte Pasubio), la Serra e il Belvedere, quest’ultimo trasferito poi negli anni ‘30 da Eugenio Terrachini al Cavazzone di Viano (RE) a fianco dello chalet. Per la ristrutturazione del Palazzo furono impiegate 200 maestranze, molte delle quali erano importanti artigiani fatti venire da Venezia.
Alla morte del Barone il Palazzo con tutte le sue pertinenze venne ereditato dai nipoti Raimondo e Guido, figli di Alberto, e nel 1921 venne venduto al Comune di Reggio, che lottizzò il parco e trasformò il Palazzo in edificio scolastico (attuale Scuola Media Manzoni).
Lo scalone ed alcune sale erano arredate con trofei di caccia ed oggetti africani che Raimondo jr. aveva collezionato durante le sue importanti esplorazioni (guarda il documentario Spedizione Franchetti nella Dancalia dell’Istituto Luce) e che verranno poi donati ai Civici Musei di Reggio dove tuttora si trovano.
Scheda su I luoghi del cuore – FAI
La Tenuta del Cavazzone a Viano (RE)
Nel 1878 Raimondo Franchetti acquistò parecchi terreni sulle colline reggiane nei comuni reggiani di Viano, Vezzano e Albinea e vi costruì una delle più fiorenti e moderne aziende agricole dell’epoca e la sua dimora di campagna, che la gente del luogo chiamava “la capanna del Barone”.
Qui Alberto trascorse molti periodi dal 1888 al 1905, anno della morte del padre, quando per eredità la proprietà passò all’altro figlio di Raimondo, Edoardo, che viveva a Parigi e i cui legali nel 1919 vendettero ad Eugenio Terrachini la parte centrale della tenuta.
Alberto trascorreva parecchi periodi allo chalet e qui ebbe come ospiti Illica, Giordano, Puccini, Mascagni, il gotha del mondo musicale dell’epoca; sempre allo chalet compose parti delle sue opere più famose, Germania e Cristoforo Colombo.
Grazie all’iniziativa del Comune di Viano (RE), della Comunità montana, dell’Istituto ‘C. Merulo’ di Castelnovo né Monti e alla disponibilità della famiglia Sidoli Terrachini, presso la tenuta del Cavazzone sono stati organizzati fin dal 2001 numerosi eventi a carattere concertistico, nonché le prime occasioni concertistiche in epoca moderna per conoscere e ascoltare la musica di Franchetti.
La Villa Levi-Besenzi a Coviolo (RE)
Villa Levi è una delle più singolari ville della campagna Reggiana, caratterizzata dalla presenza dell’imponente cupola metallica e del colonnato gigante nel fronte sud. Nata come residenza estiva probabilmente attorno alla prima metà del 1600 ma significativamente rimaneggiata tra il 1790 e il 1810 su commissione dei Besenzi, i primi proprietari.
Fu l’architetto Domenico Marchelli a occuparsi della ristrutturazione, introducendo il timpano che sopravanza leggermente l’edificio. All’architetto Marchelli è riferibile anche la sistemazione del vasto giardino “all’italiana” e la realizzazione dei due edifici di servizio, che fungevano da abitazione del custode e stalla. Negli anni ’30 del 1800 l’architetto Luigi Poletti ha aggiunto la cupola sorretta da un colonnato circolare gigante e lavorato al “nuovo” prospetto sud, con la creazione di un pronao colonnato e di scalinata monumentale che collega il livello terra al piano nobile. La villa oggi ha quindi acquistato un’impronta che rimanda alle influenze palladiane.
La villa passò alla famiglia Levi nel 1874; all’inizio del ‘900 sono riferibili le decorazioni interne in stile Liberty. Venne poi acquisita dai Pelosi nel 1956 e dall’Università di Bologna nel 1971, che la destinò a sede del corso di Scienze della Produzione Animale. A metà degli anni ’80 l’Università ricava un piano nel sottotetto, dove vennero realizzati uffici e laboratori.
Oggi la villa è proprietà dell’Università di Bologna, che ha mantenuto soltanto attività laboratoriali e la gestione dell’azienda agraria. Viene messa a disposizione delle associazioni dei cittadini di Coviolo per l’organizzazione di eventi, come ad esempio Covioloinfesta.
[testo tratto da https://www.fondoambiente.it/luoghi/villa-levi?ldc]
Poche settimane dopo aver presentato al Teatro Municipale di Reggio Emilia la sua prima opera lirica Asrael, da lui stesso diretta con grande successo internazionale (erano presenti inviati del Figaro, del Neue Freje Presse di Vienna, del Times di Londra, del Frankfurter Zeitung, ecc.), il 21 marzo 1888 Alberto Franchetti si unisce in matrimonio con la bellissima nobildonna Margherita Levi, figlia di Arnoldo, erede di una famiglia ebrea di largo censo e di illustri origini.
I giovani sposi (28 anni lui, 19 lei) vanno ad abitare nella splendida villa di Coviolo (“Villa Levi”), già appartenuta alla nobile famiglia Besenzi e ristrutturata intorno al 1830 dall’architetto Marchelli.
[testo tratto da “Matrimonio e divorzio di Alberto Franchetti” di Rossana Maseroli Bertolotti, da Reggio Storia, XVI/3, 2001, pp. 8-14]

Villa Aurelia nella tenuta dei Franchetti a Reggiolo (RE)
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- scheda su TourER Emilia Romagna
- scheda su Reggio Emilia 4000 luoghi
Fra Reggiolo e Novellara, nella bassa reggiana.
Nel XIV secolo fu “casino di caccia” dei Bonaccolsi, primi signori di Mantova, passando in seguito ai Gonzaga.
Il Duca di Guastalla Ferrante II ne fece la propria dimora preferita, trasformandola in piccola rocca con fossi, terrapieni e ponti levatoi. L’intera tenuta, di oltre trecento ettari e arricchita da una grande aia selciata, diversi fabbricati rustici ed un caseificio, fu acquistata da Raimondo Franchetti nel 1890. Alla sua morte fu ereditata dai nipoti Raimondo e Guido, figli di Alberto e Margherita Levi.
(testo tratto da: http://www.4000luoghi.re.it/luoghi/reggiolo/corte-aurelia.aspx)

La Ca’ d’Oro di Giorgio Franchetti a Venezia

Il Palazzo Franchetti-Cavalli a Venezia

L’ex vetreria Franchetti a Murano
Bussolin, Alfonso. Cristalleria Franchetti poi Società Anonima Cristalleria Murano, in Fondamenta Daniele Manin, a Murano [ultima visita 12/04/2024]
La Villa Franchetti a San Trovaso di Treviso
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- scheda sul sito del Comune di Preganziol
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La Villa Franchetti a Viù (TO)
Insieme con il suo parco, che un tempo abbracciava tutta la collina a monte del paese e che ancor oggi costituisce un ombreggiato percorso, che può essere effettuato a piedi, ammirando il concentrico dall’alto ed immergendosi tra le bianche sculture del “Museo del silenzio e degli affetti”, la Villa Franchetti costituisce la dimora più sontuosa di Viù.
Di proprietà privata e quindi aperta al pubblico solo in occasione di particolari eventi, o di visite guidate, la villa è la più significativa delle costruzioni edificate nel periodo di maggior splendore della villeggiatura estiva in valle.
Fu edificata nel 1861 dal Barone Raimondo Franchetti, che vi soggiornò a lungo con la moglie, Sara Luisa Rothschild. Ideata secondo il modello degli chalet svizzeri, la costruzione è caratterizzata da un tetto a lunghi spioventi, fitto di comignoli di forma originale, da una bella balconata lignea, al primo piani, da una robusta, ma al tempo stesso artistica balaustrata in ghisa lungo il terrazzo del pian terreno e il doppio scalone di accesso al parco, da un intonaco a strisce orizzontali, tipico delle ville patrizie dell’epoca. La casa è stata da poco restaurata nel pieno rispetto delle forme e decorazioni originarie. Il parco già di Villa Franchetti, ornato nell’Ottocento da sculture poi disperse, ospita la piccola collezione comunale di scultura contemporanea.
Nel 2007 sono state commissionate sette stele in marmo ad altrettanti artisti italiani: Mario Gallina, Gianni Busso, Gabriele Garbolino Ru, Daniele Miola, Firenze Poggi, Vito Quagliotti e Christian Zucconi.
(testo tratto da https://www.comune.viu.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/villa-franchetti-40843-1-87772ce6e6729157ad6c24e00c37e73c)
Palazzo Levi a Reggio Emilia

Covo di Nord Est a Santa Margherita Ligure (GE)

Cartolina Ed. Brunner & C., Como, 1951 – Fotografo: sconosciuto
«Il Covo di Nord Est ha scritto la storia della vita notturna a Santa Margherita e in tutta la Liguria. Ma non solo. Era il locale più gettonato d’Italia, negli anni Sessanta e Settanta. Il centro del divertimento “à la page”.
E pensare che la struttura era sorta all’inizio del XX secolo (1898-1903) come abitazione privata. Una casa incastonata nella roccia e direttamente a picco sul mare. L’aveva fatta costruire il nobile barone [e musicista Alberto] Franchetti che, innamoratosi perdutamente di una cantante lirica austriaca, divenuta sua amante, avrebbe voluto costruire un castello alto 50 metri con un teatro sul retro, dopo l’attuale ponte che si trova sulla strada verso Portofino.
Un destino tragico non gli permise di concludere l’opera, che tornò alla famiglia Ciurlo/Costa. Nel 1934 il Covo divenne locale pubblico (per un periodo, durante il fascismo, si chiamò “Tana”, in quanto più gradito al regime ma, una volta deposto Mussolini, si tornò all’antica denominazione)».
[testo tratto dal sito ufficiale del Covo di Nord Est]
- Articolo di Lara Maria Ferrari, Baron Alberto Franchetti’s Dream of Love. The History of Covo di Nord Est, «beSpoke», Summer 2023 edition (Portofino), pp. 90-95 [in inglese]
- fotografie storiche del Covo di Nord Est
- sito ufficiale del Covo di Nord Est