Associazione per il musicista Alberto Franchetti

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Il personaggio

Il Personaggio 

Le passioni di Alberto Franchetti per i cani, le automobili, la moda, la buona cucina, l’alpinismo, la magia, lo resero un personaggio celebre alla sua epoca.
Fu tra i promotori dell’Automobile Club e ne divenne il presidente. Non si muoveva mai senza il suo cuoco personale, e spesso preparava con le sue mani cene squisite, presentandosi poi alle occasioni ufficiali con gli abiti tutti macchiati. Era esageratamente superstizioso, e non intraprendeva mai nulla senza consultare qualche indovina.
Restava poco nelle sue splendide ville di Milano, di Santa Margherita, di Baden Baden, e preferiva abitare quasi sempre in albergo.
La passione per il lusso lo faceva vivere al di sopra delle sue possibilità, che già erano cospicue, e più volte il padre dovette intervenire per liquidare i suoi debiti.

“Eccomi di ritorno a Baden dal mio viaggetto enologico. Ho cercato di fare le cose meglio che ho potuto, anzi ho gustato sulle rive della Mosella tante qualità di vino che ho dovuto fermarmi un giorno a Trevi prima di poter riacquistare pienamente l’uso delle mie facoltà mentali” (Lettera da Baden Baden, 24 settembre 1902).

“Ti scrivo dal Pesce d’Oro dopo uno squisito pranzetto a base di tagliatelle” (25 luglio 1898).

“Qui fa un fresco delizioso, a pochi passi dal rifugio comincia il ghiacciaio del Clockner… uno dei più spettacolari che possa offrire la natura. Peccato che questi godimenti che essa mi procura in un’atmosfera così deliziosa siano turbati dal modo infame con cui si mangia in queste alte regioni, proprio dove l’appetito si fa sentire più vivo. L’unica ancora di salvezza è l’eterno Rindfleisch” (dal Franz Josef-Hohe, 28 luglio 1895).

“Tengo presso di me il rimedio per la gotta ma trattandosi di medicina omeopatica e quindi composta di sostanze velenose va adoperato con la massima circospezione” (da Maloja, 30 luglio 1899).

“Con la mia carrozzetta a due porte ho fatto con 2 persone la salita del monte dei Cappuccini a Torino (13%) dove fino ad allora non era pervenuta alcuna automobile”.

Gli studi

Il palazzo Franchetti-Cavalli a Venezia
Il palazzo Franchetti-Cavalli a Venezia

Dopo aver studiato tre anni composizione musicale a Monaco, Alberto dovrebbe tornare in famiglia a Venezia. Invece scongiura il padre di permettergli di continuare gli studi all’estero:

“Tu sai che ho per la musica una passione che va ogni giorno più crescendo; tanto grande è il mio amore per l’arte, altrettanto grande sarà la mia riconoscenza per te se tu vorrai farmi i mezzi per diventare un giorno un vero musicista. E’ questo l’unico, il mio più grande desiderio e tu puoi con una parola sola mettermi in grado di conseguire la mia meta… La città che io sceglierei sarebbe Dresda, perchè oltre a darmi l’occasione di approffittare delle lezioni del celebre prof. Wullner essa è molto tranquilla e offre ben poche occasioni di svago dallo studio. In Italia dei musicisti della tempra di Rheinberger, di Wullner o di Rheinecke in Lipsia, non ve ne esistono e la miglior prova è che mentre nei Conservatori tedeschi sono quasi altrettanto numerosi i forestieri quanto gli alunni del paese, nessun Americano o Tedesco si penserà a venire studiare la Composizione in Italia. I pochi musicisti seri che conta l’Italia lo sono diventati all’estero come Scaulino, Bonamici, Sgambati, Catalani: quest’ultimo poi studiò 5 anni all’estero a spese del Governo Italiano… Ti supplico ancora una volta, caro Papà, di voler concedere ciò anche a me”.

Da una lettera di Alberto Franchetti al padre Raimondo da Monaco di Baviera il 16 giugno 1884:

“I miei esami sono già incominciati, e la prima prova riuscì benissimo. Ho avuto perfino un elogio speciale di Rheinberger. Il 21 Luglio vi è a Bayreuth la prima rappresentazione del Parsifal ed io avrei grandesiderio di assistervi. Quindi rimetterei a dopo l’audizione del Parsifal il mio giretto a piedi pei monti, e pel 15 agosto mi troverò a Viù…”.

A Viù, nelle prealpi torinesi, la madre Luisa Rothschild aveva una villa. Alberto così a 24 anni attraversa quasi tutte le Alpi a piedi dalla Germania.

Alberto con Luigi Illica
Alberto con Luigi Illica

Illica

Luigi Illica non scrisse soltanto i libretti per le opere di Alberto Franchetti, ma fu anche uno dei suoi amici più sinceri. Qualche volta però i loro rapporti divenivano burrascosi, ed allora Illica si sfogava con il padre di Alberto, di cui aveva una grandissima stima. Le sue lettere sono lo specchio della generazione da cui è emersa la “Giovane Scuola”, a metà strada fra il serio e passionale e lo scanzonato e irriverente.

“Del nuovo libretto (Germania) a quest’ora Alberto deve avergliene parlato. Io però aggiungo a Lei che se un merito esso avrà sarà quello soprattutto di averLe ricondotto il figlio da quei viottoli senza uscita del Fior d’Alpe e del Pourceaugnac alla grande via Maestra dell’Asrael e del Colombo che la sua mente, il suo cuore e il suo destino gli hanno tracciato retta, luminosa e sicura”.

“Noblesse oblige. Franchetti sempre Franchetti… Alberto è molto scoraggiato pei suoi rapporti con Sonzogno (all’epoca suo editore, NfT). Io che ormai conosco Sonzogno e i suoi sistemi Le posso dire che non è luogo per Alberto. I maestri di Sonzogno sono come certi cani barboni ammaestrati che non debbono menar la coda che ad un cenno del padrone. Pensi se Alberto può trovarsi bene in quel canile, con quel collare e con quel sistema di dover menar la cosa solo quando piace a Sonzogno. In un canile dove un cane si chiama perfino Leoncavallo e abbaia, ruggisce, nitrisce e tira calci soprattutto alla buona musica e al buon senso!” (Inverno 1893).

“Alberto è qui e mi pare ed è anzi lieto anche perchè è in ottimi rapporti con Lei. Questo è il momento di una buona catena… Non si lasci sfuggire l’occasione… una buona e forte catena” (Agosto 1894).

“Ieri Puccini su di un foglio fatto di corteccai di platano mi ha scritto: “Tosca finita!” (Ottobre 1899).

Sigla ricamata di Alberto e della madre Luisa
Sigla ricamata di Alberto e della madre Luisa

In una occasione il padre di Alberto fu molto severo con Illica. Questi, subito dopo il trionfo di “Germania”, gli chiese di partecipare ad una sottoscrizione per gli “Amici della Scala” allegando la scheda di un suo articolo di questo tenore:

“Un figlio che fa trionfare in Lombardia il nome Franchetti è un’aderenza, un rapporto, una relazione; allorchè i colori delle scuderie dei cavalli Franchetti trionfano sulle piste lombarde, vincono i premi e celebrano le razze di Canedole, sono virtualmente e commercialmente un reale e cospicuo possedimento”.

Raimondo Franchetti gli restituì la scheda con questo telegramma:

“Pregiatissimo Sig. Illica. Mi premea ritenere che i trionfi diAlberto sono il frutto del suo genio e talento: né possono essere attribuiti né alla Scala né a Milano né alla Lombardia. Mi ripugna paragonare i trionfi dei miei cavalli a quelli di mio figlio, altrimenti dovrei ripetere per essi quanto ho detto per Alberto. La saluto cordialmente. Franchetti”.

Allora Illica:

“Con tutto il più profondo rispetto che Ella sa bene io ho per Lei ma anche con tutte le forze dell’animo mio protesto per l’interpretazione data alla mia lettera. Ho citato i colori delle scuderie di Canedole perchè corrispondono al senso materiale del vocabolo possedimento – come invece ho ricordato il trionfo di “Germania” perchè i vocaboli aderenza, rapporto, etc. etc., mi permettono di ricordare l’avvenimento più significativo di oggigiorno; quello materiale, questi morali! Non per altro. Né è a me / che fui in questo lavoro compagno di viaggio per Alberto Franchetti per volontà del barone Raimondo (poichè fu Lei che ci fece fare la pace!) / che si debba ritorcere la fiera risposta = il genio più spiccio che Ella mi avesse fatto rispondere: “Caro Illica, un vecchio repubblicano come me sottoscrivere per i vecchi moderati della Scala?!! Jamais de la vie!!!”. Io avrei forse detto “Ha ragione!”, come forse avrei detto fra me “Eppure!!… Eppure!!…!” E basta!” (27 marzo 1902).

Neanche quando la moglie lo abbandona nell’agosto 1894 Luigi Illica non perde il suo tono scanzonatorio, e così scrive al padre di Alberto:

Sigla ricamata di Alberto e dei genitori Raimondo e Luisa
Sigla ricamata di Alberto e dei genitori Raimondo e Luisa

“Non ho mutato solo di casa, ma anche di abitudini. Non ho più Cragnotti (la moglie, NfT), non ho piùbestie, non ho più ferrovia…. Sono solo, solo, solo. Come sia avvenuto questo mutamento ora io non saprei veramente dirvelo. Cragnotti buona, modesta, eccellente fruitrice di cose da cucina, senza colpe fuoti che quelle di un carattere eccessivamente femminile e perciò alle volte molesto come le mosche o le zanzare del Po’… Cragnotti con tutte queste doti pro e contro, ma penso alcuni torti gravi,… ha divorziato da me. La Causa? Io pretenderei che ogni più piccola spesa venisse registrata… e Cragnotti a stento vi si piegava! Questa palese ribellione sua fece accadere una di quelle escene intime che… E cioè il libro dei conti lacerato e scagliato con una disperata violenza contro di me!… Grida sediziose sostenute dalla cocorita e appoggiate dagli abbaiamenti della Mimì!… Offesa flagrante alla dignità mia e della sua casa (Via Ippolito, etc.)… ma soprattutto… soprattutto sono affamato. La fatalità, il destino, la sorte che volevano il nostro divorzio. Ella non crede? Ebbene si convinca che tutto al mondo è fatalità – fatalità del bene e del male – fatalità della felicità e della sventura – fatalità della salute o no – fatalità del riunirsi e del dividersi… Vi è al mondo – o meglio vi sono – persone che hanno il potere buono o cattivo di influenzare la vita di quelli che hanno contatti con loro in quel dato ramo di fatalità. Per esempio Tellarin ha la fatalità di chiedere denari. Come Mondini o il Gran Mondino o meglio l’ex Mondino ha la fatalità della separazione. Mondino è entrato in casa mia e dopo due minuti una forza irrazionale, pazza, si impadroniva di Cragnotti, della cocorita, della Mimì, del merlo, dei cocopé, dei piccioni… di tutti: e avveniva una separazione in casa mia appunto perchè vi entrava Mondino come in altra casa avveniva un restringimento di nodi appunto perchè ne usciva il Mondino”.

Germania 

Dalle lettere di Alberto al padre:

“Oggi Illica fece a Ricordi a a me la lettura della tela del libretto che sta facendo per me. L’impressione che ne ho ricevuto fu la più intensa e potente che io abbia provato fino ad ora alla lettura di un lavoro teatrale. Si tratta di una vera creazione e chredo che sino ad ora Illica non abbia prodotto nulla di così grande, di così possente ed elevato. Anche Ricordi era entusiasmato… Caro papà, ti sono proprio riconoscente pel riavvicinamento che mi hai procurato con Illica. Se finalmente potrò produrre un’opera d’arte vitale lo dovrò a te e ciò sarebbe per me la più ambita consolazione” (Milano, 16 giugno 1897).

“In questi giorni ho provato a rimettermi al lavoro ma purtroppo le idee non vengono ancora e il buon momento non è ancora arrivato! Del resto ciò non mi spaventa. Non è la prima volta che sono obbligato ad una durata piuttosto lunga di impotenza artistica. Dopo il Colombo rimasi 2 anni senza scrivere una nota di musica e così dopo il Fior d’Alpe. Credi che non è la volontà di lavorare che mi manca; se dipendesse da me la Germania sarebbe già finita. E’ che purtroppo per scrivere della musica occorre che scocchi una certa scintilla senza la quale invece di musica si fanno solo delle note e il destarsi della ispirazione è assolutamente indipendente dalla propria volontà. Le cricostanze della vita vi influiscono; qualche volta basta un niente per accenderla ma tutti gli sforzi della propria volontà non valgono nulla” (Milano, 21 luglio 1998).

“La prima rappresentazione era fissata per sabato. Purtroppo un repentino raffreddore del tenore Caruso è venuto tutto a scombussolare e così non so quando si andrà in scena” (Milano, 5 febbraio 1902).

“All’inizio delle prove vi fu una spiegazione abbastanza violenta fra me e Toscanini, ma passata questa piccola scarica di elettricità tutto è proceduto e procede a meraviglia facendo presagire una esecuzione eccezionale” (Milano, 21 febbraio 1902).

La villa Franchetti a San Trovaso di Treviso
La villa Franchetti a San Trovaso di Treviso

Dalle lettere al padre

“Come già ti scrissi ho abbandonato la Tosca e vorrei musicare invece la Maria Egiziaca… Siccome però non è musicabile com’è adesso e avendo inutilmente provato di farla accomodare da diversi poeti, fui obbligato… a tornare all’antico Ferdinando Fontana! Oggi avvenne il nostro incontro e Fontana è tale e quale come otto anni fa con qualche capello grigio in più…” (Milano, 20 aprile 1895).

“In quanto alla notizia messa sui giornali che ho finito la Maria Egiziaca ti dirò che è erronea giacchè la ho appena incominciata. Contemporaneamente però lavoro a un’opera comica tolta da Moliére (Monsieur de Pourceugnac) che faccio per conto mio mentre la Maria è di Ricordi” (Milano, 22 gennaio 1896).

“…per non farmi delle inimicizie mi tocca profondere i posti a dritta e a sinistra… Però domani la prima di Porceaugnac avrà l’importanza di una piccola solennità: vi assisterà tutto quello che vi è di meglio a Roma: Crispi, Bacelli, ecc..” (Roma, 14 luglio 1898).

“In questi giorni ho lavorato come solo riesco a lavorare nella solitudine e nella quiete di San Trovaso. Ho fatto un pezzo di descrizione della Foresta Nera che è la cosa migliore che sia riuscito a fare sino ad oggi” (Villa di S.Trovaso di Treviso, 5 settembre 1899).

“Da giorni lavoriamo Giordano ed io indefessamente alla nostra opera e il terzo atto è già quasi finito. Se solo si potesse continuare così per un mesetto ancora il lavoro sarebbe ultimato e si potrebbe cos’ andare in scena prima delle Maschere di Mascagni il che credo sarebbe tutto a nostro vantaggio. C’è però un ma… ed è che Giordano non può stare che pochi giorni lontano dalla moglie della quale è molto innamorato ed ora comincia già ad essere nervoso, inquieto e a non poter più lavorare. … anch’io una volta ero così! Ora però fortunatamente di queste preoccupazioni non ne ho più e come compenso a tutto quello che ho sofferto il mio animo è libero di qualunque legame” (S. Trovaso, 11 settembre 1990).

Alberto col fratello Edoardo a S. Trovaso (TV) nel 1905
Alberto col fratello Edoardo a S. Trovaso (TV) nel 1905
Alberto a S. Trovaso (TV) nel 1905
Alberto a S. Trovaso (TV) nel 1905

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